Siamo ormai all’inizio di settembre.
E dipende dal punto di vista, no no è una misura fissa. No è fissa ma dipende da dove, è fissa ma dipende da come batte il sole.
Dopo la comunicazione dell’introduzione delle nuove regole UCI e le dichiarazioni di Adam Hansen, riportate dalla stampa (link in fondo), secondo cui “alcuni punti non sono chiari e serviranno ulteriori chiarimenti”, la realtà è sotto gli occhi di tutti: l’UCI non ha alcun interesse a chiarire nulla.
Alla fine è un grosso casino fatto dalla stampa (guardate l’intervista completa di VELOVELO qui) e “loro” (ma non ho capito Adam, parli come rappresentate degli atleti o come UCI?) cercheranno di “fix it” che detto male è “definirlo”

Le norme descritte negli emendamenti 2026 alla pagina QUI hanno una discutibile chiarezza ma ce ne facciamo una ragione, UCI ha addirittura pubblicato un “disegno chiarificatore” – evidentemente sbagliato nelle didascalie e descrizioni – che peraltro contraddicono il regolamento stesso.

Ma nessun interesse in due mesi c’è stato da parte della struttura normativa per chiarire.
Mi baso sull’evidenza nel dire che la mancanza di volontà nel chiarimento può risiedere soltanto nell’intenzione deliberata di potersi arrogare discrezionalità in future azioni di limite e divieto.

Questo atteggiamento, tipico delle dittature, solitamente non contempla “diserzioni” e mantiene, come è spesso accaduto, il potere sul futuro.
E Obree lo sapeva bene.
A volte basta una banana a cambiare le regole del gioco in modo radicale.

Chi lavora seriamente su progettazione, ricerca e produzione, chi costruisce un business intorno all’innovazione, oggi viene castrato. Viene escluso da ogni possibilità di competere. Lo dimostrano anche i tentativi, apprezzabili ma inutili, di Jean Paul Ballard, Van Rysel, Deda, che hanno provato a sensibilizzare l’UCI sul tema dal punto di vista dei progettisti, degli atleti e non solo dell’industria. La risposta è stata il silenzio.

Personalmente, con il supporto di Bianca Advanced innovations, TOOT Engineering, T°RED Bikes, i laboratori COMPMECH e Protolab dell’università di Pavia abbiamo scelto una strada diversa.

Se queste sono le regole che l’ingegno e l’innovazione si nutrano di esse e diano forma alla prestazione. Inutile “criticare” l’assurdo se chi lo ha scritto è sordo, meglio accettare le regole del gioco dimostrandone sul campo l’assurdità. Potrai essere sordo ma cieco non lo sarai e a quel punto si capirà in modo chiaro se l’intenzione fosse solo quella “dittatoriale” di mantenere il potere con la forza oppure di aprire il campo a chi lavora seriamente “nel perimetro delle regole” che queste siano condivisibili o meno.


TOOT Engineering ha pubblicato uno studio su cockpit e manubri, Swiss Side un paper sulle ruote e l’intrinseca assurdità sta in una nota UCI sul sito che potete leggere qui che analizza, con l’aiuto della commissione SafeR, le cause dei principali incidenti in gara.
Cito per non incorrere in errore: “ In the last six months, the Committee has identified and analysed 297 incidents at events on the UCI WorldTour, UCI Women’s WorldTour and UCI ProSeries (men and women) calendars. Of these, 203 causes have been identified. The most common cause – or main contributing factor – is the riders’ own mistake (29%). Upcoming points of interest, where teams and riders are positioning to be at the front (such as cobbles, sprints and climbs), are at the root of 12% of incidents, as are wet or slippery roads. Other incidents stem from descents, traffic infrastructure, sprints, road configuration and conditions, feed zones and other riders’ mistakes.”

Non ci sono tra le cause ruote alte, non ci sono manubri stretti, non ci sono forcelle larghe e non c’è neppure l’alta velocità.
Per sicurezza ho uno screenshot della pagina…
Così come la nota chiarificatrice del 20 giugno ha del grottesco. I vertici, i disegnatori e i legislatori potranno usarla, deformarla e violentarla con motivazioni arbitrarie (e accadrà) in modo soggettivo e punitivo ma ma geometria è scienza esatta. 50 mm sono 50 mm e se il regolamento di cui sopra e il disegno (coerente al regolamento) forniscono una norma è evidente che il disegno sopra rappresenti un assurdo.
In nessuna matematica del mondo 400-(50×2)+(25×2) può tornare a fare 400.

Dunque: In base alla legge italiana, una norma regolamentare che è palesemente incongruente con se stessa, come nel caso di un testo contraddetto da un disegno esplicativo, è considerata illegittima.
Questo vizio rientra tipicamente nelle figure sintomatiche dell’eccesso di potere per contraddittorietà e illogicità manifesta.
Nel caso specifico di un conflitto tra il testo scritto di una norma e un disegno o una planimetria allegata, la giurisprudenza amministrativa ha stabilito un principio costante e chiaro:
Il testo scritto prevale sempre sulla rappresentazione grafica.
La parte grafica (disegni, mappe, planimetrie) ha una funzione puramente esplicativa e illustrativa, ma non può mai derogare o modificare quanto stabilito dalla parte testuale, che rappresenta la volontà normativa dell’ente.
Cito: – “The minimum overall width of handlebars, measured from outside to outside, is 400 mm for road and cyclo-cross – The maximum dimension from the external extremity of the handlebar and the internal extremity of the same side of the handlebar shall not exceed 50 mm for road and cyclo-cross, (see diagram «structure 1»).”
Cito allo stesso modo un estratto delle norme civili e di disciplina dei regolamenti sportivi

Principio di Lealtà e Correttezza Sportiva: Un regolamento palesemente contraddittorio viola il principio fondamentale di lealtà sportiva. Creerebbe incertezza e potrebbe portare a vantaggi o svantaggi ingiusti, minando la regolarità della competizione.
Prevalenza del Testo: Anche in questo ambito, il testo scritto del regolamento tecnico prevale sempre su qualsiasi disegno, rappresentazione grafica o immagine. Un disegno esplicativo errato viene considerato un mero errore materiale che non può modificare la regola tecnica descritta nel testo.
I produttori “stakeholders, come detto da Adam Hansen (tranne Cube -dice lui- noi aggiungiamo Ridley, Van Rysel, Canyon e quasi la totalità del world tour e delle Conti maschili e femmminili) sono già coperticito “da materiale tecnico conforme, lo abbiamo chiesto enon ci hanno dato risposta”. Poi probabilmente in australia è normale non mettere i soggetti ma vabbè.

I big brands non hanno problemi a rientrare o meno nei limiti, perché sanno che le regole verranno applicate in modo discrezionale, a danno di chi ha fatto ricerca e sviluppo su qualcosa di diverso, lo ha consegnato agli atleti e ora si vede negata la possibilità di utilizzarlo in gara.

È una violazione evidente dei principi di concorrenza.
Eppure l’UCI tace, soprattutto su punti cruciali come la misura dei 32 cm interno-interno tra le leve: una regola che(a quanto pare nessuno) dei corridori e bici attuali rispettano. Lo stesso vale per altri limiti poco comprensibili sui manubri.


Le parole di Adam Hansen, in questo contesto, sono ancora più offensive: per chi progetta, per chi costruisce, per chi si guadagna da vivere con l’innovazione.
Il ciclismo resta e resterà uno sport in cui si utilizza un attrezzo. Parlare di sicurezza senza affrontare le vere cause degli incidenti, che continuano ad avvenire, significa solo coprire gli interessi di pochi.

Questo atteggiamento rappresenta una forma di ostruzionismo tecnico a sfondo lobbistico, in contrasto con i principi europei. Il Regolamento UE 2018/858 e l’art. 101 del TFUE vietano pratiche che limitano l’innovazione e falsano la concorrenza nel mercato interno. Eppure, l’UCI prosegue con regole arbitrarie, usate come barriere per proteggere i grandi marchi.
Far notare tutto questo è scomodo, forse inutile. Ma i fatti raccontano una realtà precisa: progettisti e atleti vengono pilotati da una disinformazione controllata, venduta come sicurezza ma che in realtà è puro Unperformanced Discomfort™.

In tutto questo sempre VELO ha riportato le parole di Hansen che fanno davvero rabbrividire. Riporto l’estratto dell’articolo che potete leggere per intero qui
Despite that, Hansen claims he’s “pretty relaxed about the handlebar rule.” Not because he thinks it’s no big deal but rather because he expects it won’t last. The next new equipment and technology commission committee meeting is in September and Hansen says he does “feel everything then will be cleared up.”

Massì con calma.
Tanto l’importante è che tutti siano rilassati e tranquilli perché per la sicurezza e il bene degli atleti non dovranno fare un cazzo.
Va tutto già bene così. O no.
C’è gente che ci vive su questi dettagli, è settembre.
State parlando di gennaio 2026. Di “new” non ci sarà nulla lo capiscono anche i muri.
Leggi il report tecnico di TOOT Engineering sui manubri QUI
Leggi il report su ruote di SWISS SIDE QUI
