Negli ultimi anni, mi sono trovato immerso in un mondo dove le idee, l’innovazione tecnologica e la performance atletica si intrecciano in modi straordinari. Come direttore di TOOT Engineering, ho avuto l’opportunità di lavorare a stretto contatto con atleti, ingegneri e progettisti di talento, tutti accomunati da un unico obiettivo: superare i limiti del possibile. Il lavoro di chi investe la propria passione e competenza nel “progettare performance” è complesso, spesso difficile da raccontare in comunicati stampa e in contenuti social che spesso assomigliano più a operazione di marketing che a informazioni tecniche ragionate. La performance è un valore assoluto e numerico, non conosce giudizi soggettivi o di gusto, va spiegata e raccontata definendone i limiti, i percorsi, le opzioni e le aspettative.
Progettare performance è un’arte complessa, un percorso che unisce tecnica, numeri, emozioni e possibilità. Questo processo richiede scelte radicali e una profonda comprensione dell’obiettivo finale.
Mi piace pensare che il nostro lavoro abbia un’affinità intrinseca con quello degli artisti espressionisti astratti come Jackson Pollock e Mark Rothko artisti in grado di realizzare opere che sembravano casuali, ma che in realtà erano il frutto di una danza intricata di movimento, intuizione e controllo. In un dripping emozionale quanto congelato in un instabile equilibrio di tecnica e anima puoi trovare una storia di sensazioni guidati dalla sapienza e dalla capacità dell’artista, sperimentazione e innovazione, riflesse in ogni schizzo di colore. Mark Rothko, con i suoi vasti campi di colore, cercava di suscitare emozioni profonde e complesse. Le sue opere, spesso criticate per la loro apparente semplicità, nascondono una profondità di pensiero e una ricchezza emotiva che sfidano le convenzioni.
Allo stesso modo, il nostro processo di progettazione cerca un bilanciamento tra precisione tecnica e intuizione creativa in cui ogni componente, linee, angolo o materiale rappresenta anni di ricerca e sviluppo tra sensazioni numeri e risultati. “Progettare performance” per gli atleti segue un percorso simile. Ogni dettaglio, ogni materiale scelto è una decisione ponderata che mira a ottimizzare la performance, non solo per il corpo dell’atleta, ma anche per la sua mente.
Sistema di scanning dinamico e progettazione su modello 3D HORAI®
Il PERFORMANCE MANIFESTO è nato dalla necessità di rendere visibile e comprensibile questo complesso processo creativo e di processo che richiede una comprensione profonda e un approccio competente, empatico, aperto e paziente per essere apprezzato veramente. Così come un “Quadrato marrone su fondo marrone”, un progetto generato dalla ricerca della performance non può essere giudicato solo dal risultato finale visibile. Ogni dettaglio, ogni scelta progettuale racchiude un mondo di pensiero, competenza, scelte, tecnica e passione.
PERFORMANCE MANIFESTO nasce da questa esperienza, dalla visione di un futuro in cui l’atleta non è più solo un utilizzatore passivo di attrezzature sportive, ma un pioniere, un innovatore che contribuisce attivamente alla progettazione e allo sviluppo dei mezzi che utilizza. Spesso, il lavoro di chi progetta performance non è capito. Un esempio emblematico e che non mi riguarda personalmente ma che ha attirato la mia attenzione è il casco AEROHEAD II di Giro, progettato dall’amico Ash Lewin, che ha suscitato commenti poco competenti e soggettivi su un oggetto concepito non per piacere, ma per permettere a certi atleti di performare meglio.
Casco Giro Aerohead II | Progetto Ash Lewin, Giro Sport Design
LE MOTIVAZIONI
Le motivazioni alla base del PERFORMANCE MANIFESTO sono molteplici. Prima di tutto, c’è il desiderio di rompere con le convenzioni tradizionali dell’ingegneria e della produzione di massa. Nel nostro lavoro quotidiano, abbiamo visto come un approccio radicale e sovversivo possa portare a risultati incredibili. Il motorsport è un esempio illuminante: in questo settore, la ricerca della performance ha sempre guidato l’innovazione, portando a scoperte che hanno rivoluzionato non solo le corse, ma anche altri ambiti tecnologici e prodotti consumer. La progettazione delle incredibili barche “volanti” AC75 dell’ultima America’s Cup ridefinisce e riscrive tradizioni forse millenarie e trova punti di contatto inaspettati con intuizioni progettuali performative anche nel settore della progettazione di performance nel ciclismo.
L’AC75 Emirates team New Zealand in regata – America’s Cup 2024
La “prua” di X23 SWANIGAMI condivide molti principi di ricerca performance con lo scafo di ETNZ
Il mio percorso personale nella progettazione di biciclette è iniziato per una richiesta specifica di un amico ciclista professionista, che mi ha chiesto di “progettare una bici per lui, su di lui”. Provenendo dai mondi dell’industrial design, del biomedicale, dell’architettura sostenibile e del motorsport, ho portato con me una visione integrata e adattiva della progettazione. Da allora sono passati più di dieci anni, e ciò che ho realizzato, insieme agli amici e allo staff che abbiamo creato, è stato proprio generare oggetti e componenti intorno alle esigenze e alle aspettative dell’atleta.
Progettare performance significa affrontare e superare i nemici del ciclista: l’aria, gli attriti meccanici, la gravità. Ma c’è un nemico più subdolo e sottovalutato: la mente dell’atleta. Quando l’atleta è sereno, in sintonia con i suoi strumenti, fiducioso del mezzo che utilizza, trova quella zona di comfort personale che gli consente di lasciar andare ogni preoccupazione e ogni dubbio. Questo stato mentale libera la passione e l’ambizione di fare sempre meglio, esaltando la prestazione come null’altro. Motivazione e prestazione, minimizzazione dei nemici e sensazione di poter sfidare il limite sono strettamente connessi.
Test comparativi a Valencia con 3D scanning dell’atleta | Sebastian Mora su X23 SWANIGAMI
Questo è il cuore del manifesto. Mettere l’atleta in condizione di “stare bene” e di esaltare sé stesso. Creare un dialogo tra uomo e macchina, una simbiosi che, come nelle migliori opere d’arte, trascende la mera funzionalità e diventa espressione di pura performance.
Attraverso il PERFORMANCE MANIFESTO, mi auguro di ispirare una nuova generazione di designer, progettisti, ingegneri, imprenditori e atleti a pensare oltre i limiti imposti dalle convenzioni attuali. Voglio che vedano le regole non come barriere, ma come punti di partenza per raggiungere nuovi livelli di eccellenza. Questo manifesto è un invito a sperimentare senza paura, a vedere ogni errore come un’opportunità di crescita e miglioramento.
Il performance Manager di UAE e Sebastian Mora, Didac Navarro con Romolo Stanco e Facundo Lezica condividono dati dei test di performance al Velodromo di Valencia (2024)
Negli anni, l’uso di simulatori, l’ottimizzazione di software, algoritmi e processi progettuali tridimensionali sempre più sofisticati, le scansioni 3D e le simulazioni software di modelli digitali, insieme ai dati acquisiti in test reali e in galleria del vento, mi hanno permesso di progettare non solo biciclette, ma vere e proprie simbiosi tra atleta e mezzo. Questo approccio permette di mettere l’atleta in condizione di performare al meglio, minimizzando i nemici della performance: l’aria, gli attriti meccanici e di rotolamento, la gravità.
Allora l’atleta sta bene, si sente parte di un sistema di performance di cui è anima, motore e carrozzeria e può usare mente e cuore per il suo unico obiettivo. Fare ogni giorno meglio.
Le idee che hanno plasmato questo manifesto provengono da un processo continuo di osservazione e sperimentazione. Lavorare con atleti di alto livello ci ha insegnato che la personalizzazione e l’attenzione ai dettagli sono fondamentali per raggiungere prestazioni straordinarie. Abbiamo visto come materiali avanzati e tecnologie di produzione innovative possano fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta.
Il piatto di stampa 3D della bici X23 Swanigami di TOOT RACING – Stampa in Scalmalloy® by APWorks
Il ciclismo e la bicicletta si trovano oggi in un contesto che è passato dalla tradizione artigiana, legata a maestria individuale, a una visione industriale massiva in cui il “brand” ha preso il posto del contenuto progettuale. Le tecnologie sono diventate strumenti di ottimizzazione della produzione per la massimizzazione del profitto, a discapito della logica del “simbionte” atleta/bicicletta. In altri sport, come lo sci o il motorsport, agli atleti sono riservati materiali progettati e realizzati con processi completamente differenti dalla produzione di massa. Perfino un sedile viene realizzato su misura del corpo dell’atleta.
Un Manifesto di Alternativa
In questo contesto, la logica industriale non ha avuto una declinazione in funzione dell’atleta. Gli strumenti di informazione tradizionali sono spesso vittime di comunicati stampa aziendali che millantano innovazione vendendo marketing. Tutto ciò mi ha spinto a voler rendere evidente questo contesto e questi contenuti senza criticare in modo sterile, ma proponendo un manifesto di alternativa che io e molti progettisti e aziende “out of the box” condividiamo da molti anni.
La X23 SWANIGAMI | Progetto Romolo Stanco Bianca Advanced Innovations per TOOT Racing / T°RED BIKES
Il PERFORMANCE MANIFESTO è un documento di aspirazione e ispirazione. È una chiamata alle armi per tutti coloro che credono nella potenza della performance e nella capacità dell’innovazione di trasformare il mondo dello sport. È il frutto di anni di lavoro, passione e dedizione, e rappresenta il nostro impegno a spingere sempre più in là i confini del possibile. Per questa ragione non si riferisce primariamente al fare, al costruire ad atti tecnici o a schemi di business ma fornisce una piattaforma di alternativa sostanziale basata sull’idea di costruzione di nuovi futuri possibili, lontana da archetipi tradizionali, riferimenti conservatori o reazionari e da modelli storicamente riconosciuti.
Mi auguro che questo manifesto non solo ispiri, ma anche guidi e supporti chiunque sia impegnato nel cammino verso l’eccellenza. Insieme, possiamo creare un futuro in cui atleti e tecnologia lavorano in perfetta armonia per raggiungere nuovi traguardi e superare ogni limite.