IL RISVEGLIO NELL’IMPOSSIBILE

Sessanta metri

Una storia in cinque episodi

Un uomo apre gli occhi e tutto è sbagliato.

L’aria ha un sapore metallico, leggero. La bicicletta, appoggiata al muro della camera d’hotel con la stessa noncuranza di sempre, è diversa. Ruote nere che mangiano la luce. Sul comodino di cristallo c’è un oggetto di vetro nero e titanio mai visto prima: gli mostra numeri che sfidano ogni logica. Fuori dalla finestra, una città aliena sotto un cielo impossibile. Tony passa una mano sugli occhi, sul cartello legge 1016m e una frase in una lingua che non conosce.
È il 6 novembre 1994. Lui crede.
Dall’altra parte del tempo Charlie si sveglia tra l’odore di Gauloises e il sapore di Bordeaux dimenticato. Non ci sono computer, non ha più il suo iPhone e gli hanno scambiato la bici con un pezzo d’antiquariato. C’è il “Sud Ouest” sul comodino: 5 novembre 1994.
Due uomini. Due risvegli. Una curva, poco meno.
Charlie nello specchio del bagno ocra illuminato a neon non sa se piangere o ridere, e non sa perché.
Lo svizzero sa troppo di quello che deve ancora accadere.
E da qualche parte, nascosti nei calcoli di una fisica che non dovrebbe funzionare così, sessanta metri cambieranno tutto quello che credevamo di sapere sulla velocità, sul tempo, su cosa significa davvero essere umani quando pedali al limite dell’impossibile.
Non è una storia sul ciclismo.
È la storia di cosa succede quando qualcuno cerca di piegare la realtà a un volere umano.
E quando il tempo si incrina, scopri che la differenza tra sogno e incubo sono sempre e solo sessanta metri.